Dorodango: l’arte giapponese del far brillare il fango

Dorodango, detta anche Hikaru Dorodango, è la tradizionale arte giapponese della lavorazione del fango per ottenere delle sfere compatte, caratterizzate da una particolare brillantezza.

L’etimologia della parola, che riconduce ad un’altra tradizione nipponica, illustra chiaramente l’essenza di questa disciplina: Dorodango (泥だんご) è una parola composta da doro (泥), che significa fango, e dango (だんご), tipica pietanza giapponese in cui il riso viene compattato; Hikaru (ひかる) invece è il verbo giapponese che significa splendere, brillare, e va a completare il significato del nome di quest’arte: far brillare il fango.

In previsione del corso che sarà tenuto nel nostro coworking dalle ragazze di Madeinterra, una start up innovativa tutta al femminile che da anni utilizza ed insegna questa tecnica di lavorazione della terra, abbiamo voluto approfondire questa affascinante tradizione giapponese.

Tra arte ed artigianato

La disciplina del Dorodango ha origini incerte; a quanto pare nessuno sembra sapere con precisione in che luogo e quando abbia avuto origine questa particolare forma d’arte; generalmente si ritiene che questa tecnica di lavorazione della terra abbia avuto inizio come un gioco tra i giovani studenti giapponesi, un’attività didattica e di svago tra i ragazzi.

Presto, però, da gioco si è trasformato in una complessa ed elaborata disciplina, che si colloca in quell’ampio gruppo di attività che si muovono a metà tra arte e artigianato. Facendo uso di una lavorazione che la avvicina fortemente all’idea di manipolazione scultorea, la disciplina del Dorodango nel corso degli anni si è perfezionata sempre di più, con la messa a punto di tecniche dettagliate che richiedono pazienza, impegno e precisione per ottenere una sfera perfetta.

Nasce probabilmente come gioco, quindi, ma oggi Dorodango è ormai arte a pieno titolo; in Giappone sono tante le persone che si dedicano quotidianamente alla creazione di sfere caratterizzate da un’impronta artistica fornita dall’artista/artigiano.

Il risultato finale: una sfera brillante

Volendo semplificare molto il processo di lavorazione del Dorodango, attraverso una giusta proporzione di acqua e terra si plasma una sfera manipolando il materiale con il palmo della mano; la sfera viene resa progressivamente sempre più liscia, con un lungo lavoro di perfezionamento della forma, che deve essere accurato e minuzioso. Dopo una serie di passaggi si ottiene una sfera, che può variare per dimensioni, colore e consistenza, che viene quindi lavorata per diventare lucida e brillante; il risultato finale risulta particolarmente affascinante, grazie ai riflessi di luce che l’oggetto acquista.

di Emanuele di Tota

© Madeinterra

© Madeinterra

© Madeinterra

© Madeinterra