I giardini panteschi di Pantelleria alla radice dell’idea di giardino

Desertus et asperrimus locus, così Lucio Anneo Seneca descriveva l’isola di Pantelleria quasi duemila anni fa. Quest’isola, che si trova a metà tra la costa siciliana e quella nordafricana, più vicina alle spiagge tunisine che quelle italiane, nel corso dei millenni ha sempre dovuto fronteggiare l’aridità del proprio suolo dovuta alle alte temperature ed i forti venti e per farlo, fin dall’antichità, è riuscita a sviluppare soluzioni molto efficaci e suggestive.

Nelle campagne interne dell’isola, lungo le coste sassose delle colline, a chi guarda le costruzioni a secco lungo i campi può capitare di vedere delle torri a metà o degli alti cerchi di pietre nere. Si tratta in realtà di una forma di giardino estremamente particolare: il giardino pantesco.

Costruire il clime

Il giardino pantesco è una tipologia di giardino ideato per ospitare un unico albero. Viene costruito un muro a secco in pietra vulcanica di altezza variabile, che può arrivare fino a quattro metri, di forma circolare, con un’unica piccola apertura laterale per l’accesso. All’interno di questa recinzione viene piantato un solo albero, quasi sempre un albero di agrumi.

Questo tipo di costruzione protegge la pianta dai forti venti e crea al suo interno un microclima totalmente diverso dall’esterno, che consente alla pianta di crescere in modo rigoglioso anche in zone semi-desertiche. Le pareti di pietra, infatti, trattengono l’umidità notturna e, grazie alle loro porosità, funzionano da dispensa di acqua per l’albero. In un’isola in cui può non piovere mai per buona parte dell’anno, all’interno dei giardini panteschi gli alberi sopravvivono nutrendosi della condensa e della rugiada che le rocce del recinto riescono a trattenere.

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Neanche la rara acqua piovana è sprecata: al momento della costruzione, alla base delle pareti, si lasciano aperti dei piccoli fori che consentono l’ingresso degli scoli della pioggia e, di solito, attorno al giardino vengono costruiti dei canali e delle pendenze per convogliare le acque verso l’albero. In inverno, invece, le pietre trattengono il calore del sole diurno e lo rilasciano in modo graduale durante la notte.

Non di soli frutti

Uno degli aspetti più interessanti di questi straordinari esempi di tecnologia e architettura agricola è vedere come costruzioni così imponenti ed elaborate siano state realizzate per la coltivazione di un solo albero. Potrebbe venire il dubbio, a chi oggi guarda questi giardini, che di realizzare un’opera del genere, solo per un albero d’arance, non ne valga al pena.

Un dubbio del genere può essere in qualche modo legittimo. Per diradarlo basterebbe qualche considerazione sulla necessità di queste costruzioni come unica alternativa percorribile su un’isola tanto aspra e difficile all’agricoltura. Eppure c’è il sospetto che la semplice necessità agricola non basti a spiegare pienamente i giardini panteschi.

La fitta ombra fresca dell’albero, i colori accesi degli agrumi, i loro profumi, la corrispondenza precisa tra forma del muro e sviluppo della chioma che si apre da un tronco radicato al centro del giardino: i giardini panteschi vengono definiti dagli abitanti di Pantelleria dei “giardini archetipo”. Possono essere visti come delle manifestazioni concrete degli elementi essenziali che compongono l’idea stessa di giardino: armonia, bellezza, produttività e il rispetto di una profonda cura ed attenzione alle esigenze della natura. Così l’agricoltura nutre l’uomo che lavora la propria terra non di solo cibo.

di Gabriele Lattanzi